Quante
volte mi sono emozionato leggendo di nostri eroi che nel bel mezzo della
battaglia cadevano stoicamente al grido di “Viva l’Italia” o di frasi
pronunciate al nemico “la Folgore muore ma non s’arrende” e di tanti altri
episodi di semplici soldati o di ufficiali che con il loro comportamento seppur
feriti e quasi esanimi incitavano ancora i loro uomini al combattimento
meritandosi citazioni nei bollettini di guerra e medaglie al valore.
Non solo ma meritandosi ancor di più, nell’amarezza della sconfitta, l’onore
delle armi da parte dell’avversario.
Sino a ieri si poteva affermare e credere che questi atteggiamenti
appartenessero solo al passato, che facessero parte di una cultura militare
coltivata nelle accademie o nelle famiglie nobili d’altri tempi, a personaggi
comunque che con animo patriottico hanno scritto pagine di sacra storia
dall’Unità d’Italia sino all’ultimo conflitto mondiale.
E invece NO.
Fabrizio Quattrocchi difronte ai suoi boia non solo chiede di poterli guardare
negli occhi ma con voce ferma che non fa trasparire alcuna paura, con la dignità
di chi solo sa che tutto oramai è compiuto, pronuncia la frase ”Vi faccio vedere
come muore un italiano”.
Un UOMO, un EROE, un ITALIANO di razza.
Oggi, fuori da ogni tempo, fuori dalla logica di questa società, fuori dagli
schemi generazionali e sociali, Quattrocchi insegna a tutti noi cosa vuol
significare e cosa racchiude in se la parola ONORE.
“Tutti dicono che l’onore non conta niente invece conta più della vita. Senza
onore nessuno ti rispetta”. (Goffredo Parise)
Il webmaster